mercoledì 18 giugno 2014

Basta assurdità

Si incontrano un sacco di fastidi nel cercare un senso alle cose che non ce l'hanno, caro il mio Fante di Picche. E l'amore non fa girare il mondo ma solo le palle, gentile Duchessa.
Se è vero che siamo tutti matti e che il tempo, per perderlo, bisogna possederlo io vorrei possedere il tempo per tornare indietro e batterlo. Per scappare quando il cervello Coniglio mi diceva di andarmene di corsa e tutto il resto Lepre rimaneva lì fermo a sentirti dire un coraggio che non hai e una decisione che non sai; a sentirmi poggiare in terra elmo e corazza da Cavaliere Bianco per vedere cosa succede dopo e veder succedere sempre la stessa cosa. E non è vero che non ho sbagliato niente, se finisco sempre nella stessa casella da qualche parte sbaglio di sicuro.
Cosa avete nel cuore e nella testa tu e quelli del tuo seme?
C'è qualcuno o qualcosa che possa rispondermi e dargli un nome? Anche un aggettivo o un verbo andrebbero bene. Perché è impossibile vivere nel tempo del "Quello era prima, adesso è dopo".
Dopo cosa?
Non c'è dopo nell'effetto domino. Dopo è un mucchio di pezzi sparsi da rimettere a posto o da ammucchiare via. Ma tu vorresti che fermassi il domino in barba a qualunque principio della termodinamica solo perché funzioni ad interruttore e la luce che c'era prima è sparita in un attimo nel buio dell'ora senza nemmeno il conforto di un ghigno di Gatto.
Dammi un orologio che segni gli anni e non i minuti e le ore perché il tempo piccolo fa più male di quello grande.
Svegliami in un mazzo di carte da briscola.
Fammi Fenicottero che vive senza scottarsi nelle acque corrosive di un lago africano. Perché qui invece brucia tutto, brucia l'aria, i capelli, l'acqua che bevo aumenta l'arsura, le lacrime non sparse evaporano e allargano i confini del deserto di Atacama. Quanta acqua ci vorrà per lavare via tutto quel sale?
Quanto tempo prima di poter dire anche io "Adesso è dopo"?
Vorrei non essere più io ma un'altra.

mercoledì 6 marzo 2013

Il Paese dei Barbagianni.

I microchip sottopelle, il signoraggio bancario, le scie chimiche, la sindrome di morgellons, i templari, gli illuminati, Gaia e gli scenarii postatomici, Guy Fawkes (citato ad minchiam), i Sette Savii di Sion e tutte le teorie del complotto hanno un unico scopo:

-Farti condividere su FaceBook l'immagine di una 50ina di I-Phone imballati corredata della scritta "NERO" o "BIANCO" in compagnia di un'ecatombe di gonzi par tuo.

Pensaci!

lunedì 4 marzo 2013

Illuminazioni postelettorali, ovvero come ci vedono dall'estero.

Favoletta ad uso der popolo bue scritta cent'anni fa da Trilussa.
Perché qua non cambia una cippa mai.

L'orso bianco.

Guarda, guarda l'orso bianco
come corre! Ammalappena
ch'ha spezzato la catena
de l'antico sartimbanco,
zompa, balla e nu' l'aregge
né la forza né la legge.

-Finarmente- dice l'Orso-
posso fa' quer che me pare
come un pesce in mezzo ar mare,
senza freno e senza morso.
Ciò penato, ma d'adesso
so' er padrone de me stesso.

E pe' vede se è sicuro
d'esse' libbero abbastanza
se dà un pugno su la panza
sbatte er grugno contro un muro
pe' dà l'urtima culata
su la neve insanguinata.

E rimane in una posa
libberale indipennente,
fra l'evviva de la gente
che lo guarda sospettosa
perché dubbita e s'aspetta
quarche dubbia piroletta.

-Ho finito d'esse' schiavo!
Poveretto a chi me tocca!-
dice l'Orso. Da ogni bocca
sorte un "Bene!", sorte un "Bravo!"
ma nessuno se ne fida
perché manca chi lo guida.

-Doppo tanti tiremmolla
nun ciò più nessun padrone!
-E' giustissimo! Ha raggione!-
Ma già vedo che la folla
cerca un novo sartimbanco
che ripiji l'Orso Bianco.


Trilussa Aprile 1917

giovedì 14 febbraio 2013

Toh! E' Sanvalentino.

E ancora non avevo scritto nulla (lo so, non si comincia un periodo con "e" ma il bello di interent che puoi scrivere senza dover obbligatoriamente fare uso del pollice opponibile).
Soprattutto volevo metter qua una minchiata che scrissi a suo tempo e che mi pare possa star bene con la giornata (e la tappezzeria del blog). Indispensabile 'i titolo e 'i tema d'i dibattito (cit.):

Ti amo?

"Ti amo. Come le condoglianze, come la pioggia quando ti manca l’ombrello, come una coda in tangenziale il 15 d’Agosto. Come la fila alle poste. Ti amo come quando devo montare la scaffalatura dell’Ikea e te ne vai a calcetto. Ti amo come il 2 di Novembre, come il calzino bucato nei mocassini stretti. Ti amo come la sabbia nelle mutande, come l’odore del kebab durante una colica. Ti amo come la carie. Ai denti del giudizio. Ti amo come l’appendicite, come i segni delle smagliature sull’abbronzatura, come la grandine di marzo. Ti amo come il bugiardino del guttalax. Come le istruzioni scritte in Coreano, Cinese e Turco. Ti amo come le Malebolge, come la brina sul vetro della macchina alle 7.00 di mattina e sei in ritardo, ti si è rotto il riscaldamento e non trovi l’alcol. Come il treno che ti parte sotto il naso, come il controllore che ti fa la multa perché gli stai sulle palle. Ti amo come l’autobus che non arriva e te lo vedi passare davanti quando hai deciso di cambiare fermata. Ti amo come le unghie sulla lavagna, come gli squilli del telefono sotto la doccia, come il dopo sbornia della domenica. Ti amo come il sale nel caffè, come il latte scaduto, come i biscotti del ’15-’18 quando sei in preda alla fame chimica. Ti amo come un dubbio: “Che cazzo ci fai nel mio letto?” Ti amo “come quando fuori piove” e so’ andata in bestia."

venerdì 8 febbraio 2013

Ovvìa, adesso ci sono anche io.

E' sempre colpa delle donne (nello specifico: Cri, Eli e Tazza) e del fatto che da un po' mi domandavo che effetto facesse gestire un blog mio.
Ora ce l'ho e vedrò cosa farne in seguito (probabilmente nulla di buono). :)
A poi!